lunedì 2 maggio 2011

In catene

Una notte feci un sogno
che al dire è molto strano.
Mi ritrovai d'un tratto al fianco del suo corpo.
Ingenuo dormiva tranquillo.
Profittai d'un sospiro 
e nel suo essere entrai.
Vidi lì un macigno,
catene imprigionavano un piccolo bambino.
A lui mi avvicinai,
ma il grido fu più forte
e stridulo il suono.
Non lo lasciava uscire,
tempo s'era ormai in lui perso.
Nessuna concessione 
da tempo rinnegata.
Ne un'istante solo
per respirare
libero da catene.
Con occhi rossi,
lacrime sgorganti
mi guardò.
Lo strinsi a me per consolarlo,
e combattei il freddo del suo corpo
con l'ardore che m'infiammava.
Cercai invano di romper le catene,
mani sanguinanti invano s'aggrappavano.
Lo baciai solennemente,
mai sfiorai le labbra,
ma solo fronte, come madre.
Gli dissi che solo il suo padrone poteva liberalo,
ma da tempo avea deciso di lasciarlo

patire per evitar d'errare.
Straziante fu l'urlo d'ingenua impotenza.
Demone si levò per catturarmi,
ma artigli non ferirono
ero ormai lontana.
Suggellò l'ultima illusoria lacrima.
...e il sogno infine terminò.








1 commento:

  1. Non so se leggerai...ma
    le cose accadono perchè fato le volle o perchè umani intercedono.

    Assurdo accostamento...
    DEMONE deriva dal greco DAIMON [colui che distribuiva le sorti, come nei banchetti si distribuivano le carni dei sacrifici]
    eppure con l'aggiunta del suffisso EU il termine divebta EU-DAIMON che vuol dire FELICE

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